giovedì 19 giugno 2014

Forni e fornaci

Succede anche, quando di nube in nube cade la forza ardente del fulmine: se la nube entro copioso umore accoglie la fiamma, subito con grande strepito la soffoca; come a volte il ferro che esce rovente dalle fornaci accese stride, se in fretta lo immergiamo in acqua gelida.

Fit quoque, ubi e nubi in nubem vis incidit ardens
fulminis; haec multo si forte umore recepit
ignem, continuo magno clamore trucidat;
ut calidis candens ferrum e fornacibus olim
stridit, ubi in gelidum propere  demersimus imbrem.

VI, vv. 145-149 (p. 425)

Il bisogno di cuocere alcuni materiali si sviluppò parallelamente alla necessità di impiegare l'argilla nell'edificazione di abitazione che avessero una maggiore solidità strutturale. Gli stessi insediamenti preistorici hanno testimoniato la presenza di questa pratica sin dal Neolitico. Solo in un secondo tempo le fornaci divennero il cuore della lavorazione del vetro e dei metalli. I Romani inoltre godevano già di una fiorente e sviluppata industria laterizia. Tra le varie fornaci romane ritrovate è particolarmente interessante il complesso di Eboli. Datato tra il II ed il IV secolo a.C. è costituito da tre forni di diverse dimensioni che presumibilmente erano adoperati per manufatti laterizi dal momento che il vicino torrente è denominato Ermice dal latino imbrex (tegola). Ma l'ulteriore scoperta della Villa del fabbro, collocata più in basso, potrebbe essere una prova del fatto che avvenisse anche la lavorazione dei metalli.

La camera di combustione di una delle tre fornaci del complesso di Eboli.

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