martedì 10 giugno 2014

La magia dei metalli

Continuando, il rame, l'oro e il ferro furono scoperti, e si trovò il peso dell'argento e il potere del piombo, [...]Quando poi li vedevano, rappresi, splendere di colore lucente sul terreno, li raccoglievano, rapiti dalla nitida e liscia bellezza, e li vedevano plasmati nella medesima forma che aveva l'impronta dell'incavo di ognuno. Li penetrava allora il pensiero che questi potessero , fusi alla fiamma, colare in ogni forma e stampo di oggetti, e venire affilati a colpi di martello in punte di pugnali  quanto uno volesse aguzze e sottili, per farsene armi, e poter tagliare foreste, e sgrossare legname e spianare a lucido assi, e anche trivellare e lavorar di conio e succhiello.

Quod superest, aes atque aurum ferrumque repertumst
et simul argenti pondus plumbique potestas,
[...]
Quae cum concreta videbant
posterius claro in terra splendere colore,
tollebant nitido capti levique lepore,
et simili formata videbant esse figura
atque lacunarum fuerant vestigia cuique.
Tum penetrabat eos posse haec liquefacta calore
quamlibet in formam et faciem decurrere rerum
et prorsum quamvis in acuta ac tenvia posse
mucronum duci fastigia procudendo,
ut sibi tela parent, silvasque ut caedere possint
materiemque dolare et levia radere tigna
et terebrare etiam ac pertundere perque forare.

V, vv. 1241-1242; 1257-1268 (pp. 403-405)
 
Sebbene nell'argomentare lucreziano non sia presente nessun sentimento esoterico, si evince come fin dall'alba dei tempi i metalli siano sempre stati circondati da un'aura misteriosa; si noti per esempio l'espressione plumbi potestas, dove molto probabilmente si vuole alludere al suo particolarmente elevato peso specifico. È inoltre interessante, tra i molteplici impieghi che vengono citati, soffermarsi sugli ultimi due sostantivi: il conio ed il succhiello. Il primo rappresenta uno dei due pezzi di metallo utilizzati per imprimere una faccia di una moneta e contiene la versione incusa dell'immagine, ovvero la sua forma in versione incavata. Ovviamente, in età arcaica, per semplicità, il procedimento era invertito: il conio possedeva un disegno in rilievo e, conseguentemente, l'impronta sulla moneta risultava incavata. Il succhiello invece è un piccolo arnese che consente di praticare modesti fori nel legno. Esso è costituito da un'impugnatura che consente di imprimere un moto rotazionale all'utensile, un gambo di metallo ed una punta preferibilmente dotata di un tagliente elicoidale.
 
Conio prodotto da un falsario di epoca romana al fine di contraffare le monete emesse a nome di Diocleziano dall'80 all'81 d.C.


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